lunedì 26 novembre 2012

Io sono Li

Approfittando che ero malata questo fine settimana mi sono dedicata un po' a "mangiare" film italiani. Quello che mi ha colpito di più, senza dubbio, e che quindi vi voglio raccomandare, è stato Io sono Li. (grazie Eva G. della raccomandazione!) Film diretto da Andrea Segre, che basicamente ha fatto documentari. 
Un vero gioiello fatto di poesia e di realtà, di memoria e di quotidianità, di tradizioni e di leggende, di pregiudizi e di ipocresia, di crudeltà e di dolcezza, insomma,  di bellezza e di meschinità. Un film che ritratta un 'Italia chiusa, gregaria, non solidale e prepotente di fronte al problema dell'immigrazione. Un film che ritratta un'immigrazione cinese dura, cattiva e mafiosa. Ma un film che innanzitutto ritratta lo spirito di lotta di tante persone anonime che cercano una vita migliore e la magia di alcuni rapporti umani, per poco che durino.

Vi lascio anche un'intervista fatta a Andrea Segre:
“La finalità dei miei lavori è sicuramente etica – racconta il regista – il tentativo è quello di mostrare gli immigrati come persone che raccontano quello che vivono e pensano e Io sono Li è anche un punto di sintesi del mio percorso registico nell’ambito del cinema-documentario, attraverso cui mi sono occupato negli ultimi dieci anni principalmente di due temi: le migrazioni verso l’Europa (A metà, A sud di Lampedusa, Come un uomo sulla terra, Il sangue verde) e il territorio sociale e geografico del Veneto (Marghera Canale Nord, Pescatori a Chioggia e La mal’ombra)”.

1 commento:

  1. Concordo con il giudizio di Merche sul film che è un piccolo diamante della filmografia italiana e che trabocca di poesia in ogni inquadratura. Nonostante i riconoscimenti che ha ricevuto, la sua distribuzione in Italia si può paragonare a quella di un film straniero d'Essai in quanto ha girato solo nelle sale minori e al di fuori dei grandi circuiti, sorretto solo dal passaparola, dai circoli sociali e dalla stampa . E questo sembra ricalcare la storia travagliata che ha dovuto vivere il regista per realizzare quest'opera . Progetto premiato a Roma non trova produttori in Italia e viene portato a termine solo grazie ai finanziamenti ricevuti oltralpe partecipando all' Atelier del Festival di Cannes per registi esordienti . Il film in alcuni casi è stato anche motivo di grande interesse sociale stimolando il confronto tra la comunità italiana da una parte e la cinese di seconda generazione dall'altra . L'occhio attento di Segre trasmette una grande intensità anche nelle immagini del paesaggio che colgono aspetti geografici e ambientali quasi unici e sconosciuti che solo chi li ha vissuti può riproporli con una tale sensibilità . Insomma per concludere il miglior film italiano del 2011 e forse non solo .

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