mercoledì 17 ottobre 2012

I forestierismi


In questi giorni abbiamo parlato un po' di forestierismi, e cioè parole straniere che sono entrate nella lingua italiana. Ho trovato un articolo molto interessante al riguardo:




Ormai sono diventati parte del linguaggio comune: quasi tutti li usiamo (spesso a sproposito), li leggiamo sui giornali, sul web e negli slogan pubblicitari. Di cosa stiamo parlando? Dei forestierismi, ovvero di quelle parole prese in prestito dalle lingue straniere (soprattutto dall’inglese) e ormai facenti parte del lessico italiano.
O meglio, ci sono alcuni di questi termini che sono entrati a pieno diritto nel nostro lessico: sono i forestierismi di necessità, ossia quelle parole straniere che servono per denominare referenti d’origine straniera in precedenza sconosciuti e perciò senza traduzione, cioè senza un sinonimo in lingua italiana. Basti pensare a parole come hot dog, juke-box, kebab, strudel, tsunami, sudoku, kamikaze, modem, browser, dribbling, pressing, jeans, marketing, rock, pop, rap, moquette, parquet, ecc…
Poi ci sono i forestierismi di lusso, CONTINUA A LEGGERE

5 commenti:

  1. Mi è piaciuto veramente questo articolo perché mi sembra molto interessante conoscere come diventano più ricche le lingue a cause di procedimenti come i forestierismi. L'italiano è una lingua che ha molti forestierismi dell' inglese, ma l'altre lingue ne hanno tanti (noi per essempio in spagnolo abbiamo: Beige, Bunker, Camping, Best-seller, Croissant, ballet, manager, hobby, parking, handicap, picnic, chic, copyright,marketing, slogan, tutti fruti, ticket...e, persino il CIAO italiano!)
    Tuttavia, credo che sia importante sapere quando utilizzarli per assicurare la comprensione e non diventare ridicoli.
    Alla fine, riguardo all'articolo, è importante usare un linguaggio semplice alla portata di tutti e diffendere le lingue da contaminazioni superflue.

    RispondiElimina
  2. Personalmente quando ero in Italia, non mi piaceva molto ascoltare gli italiani parlare con tanti parole straniere sopratutto inglese, non ero abituata e in realtà a volte mi veniva da ridere :). Preferisco la lingua italiana che è molto più bella

    RispondiElimina
  3. Non sono d'accordo con Laura,le lingue non diventano più ricche con le forestierismi di lusso o innecesari, si distrugono. Sono d'accordo, invece con Angela.

    Sono contro i forestierismi di lusso che sono usati perché c'è la moda, o
    peggio, per dimostrare essere colto.
    Mi ricordo benissimo quando eravamo in 3º, nell'universita, 25 anni fa, e parlavamo di questo stesso in classe di lingua e dopo il prof di storia arriva e disse":...questo è un handicap" e ci mettiamo tutti a ridere.

    In quanto alle parole che si riferiscono al mondo dell'economia o dell'impresa, credo che lo facciano a proposito affinché sembri molto difficile e di uso esclusivo degli esperti.

    I francesi sono più fedeli alla sua lingua e curano molto questo aspetto. Molto più che gli spagnoli e gli italiani. E credo che ci sia anche un piccolo complesso di inferiorità rispetto al mondo anglosassone del quale mancano i francesi.


    RispondiElimina
  4. A me non piacciono molto i foresterismi ma riconosco che quasi tutti gli ussiamo...
    Se esistono parole in italiano preferisco usare le parole in italiano invece di usare il foresterismo...
    Anch ´io penso che a volte siamo molto influenziati per gli americani...penso che dovremmo protegere puì la nostra lingua.

    RispondiElimina
  5. Durante la mia esperienza Erasmus a Salamanca, alle prese con l'apprendimento della lingua spagnola, rimasi colpita dal fatto che rispetto all'italiano venivano utilizzati meno facilmente termini stranieri, soprattutto inglesi.Un esempio per tutti, la parola ORDENADOR: da noi si è sempre detto COMPUTER e credo che neAche un anziano docente accademico abbia mai utilizzato l'equivalnete termine italiano CALCOLATORE. Mi piacque quest'atteggiamento e ricordo di averlo commentato in varie occasione al mio rientro in Italia. Credo che molte volte non si tratti di un fenomeno di costume, ma semplicemente di un continuare sulla 'scia del primo', per così dire, una sorta di abitudine non pensata, almeno per ciò che succede nella lingua parlata. Per quanto riguarda invece la comunicazione mediatica, è necessaria come già detto la fruibilità immediata del messaggio, anche se sfiderei chiunque a non trovare due pensionati sulla panchina del parco che oggi parlano di 'spread' con assoluta cognizione!!
    :o)

    RispondiElimina