Congiuntivo, indicativo, condizionale, semplice, composto, presente, passato, futuro.... AHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!
Vi invito a leggere due racconti del Professor Grammaticus di Gianni Rodari e così vedrete che i verbi non sono così terribili.
Il professor Grammaticus,
viaggiando in treno, ascoltava la conversazione dei suoi compagni di
scompartimento. Erano operai meridionali, emigrati all'estero in cerca
di lavoro: erano tornati in Italia per le elezioni, poi avevano ripreso
la strada del loro esilio.
Io ho andato in Germania nel 1958 - diceva uno di loro.
Io ho andato prima in Belgio, nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.
Per un poco il professor Grammaticus
li stette ad ascoltare in silenzo. A guardarlo bene, però, pareva una
pentola in ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:Ho andato! Ho andato!
Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti italiani del Sud di usare il
verbo avere al posto del verbo essere. Non vi hanno insegnato a scuola
che si dice:"sono andato"?
Gli emigranti tacquero, pieni di rispetto
per quel signore tanto perbene, con i capelli bianchi che gli uscivano
di sotto il cappello nero.
Il verbo andare, - continuò il professor Grammaticus, - è un verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere.
Gli
emigranti sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e
disse: - Sarà come dice lei, signore. Lei deve aver studiato molto. Io
ho fatto la seconda elementare, ma già allora dovevo guardare più alle
pecore che ai libri. Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice
lei.
- Un verbo intransitivo.-
- Ecco, sarà un verbo intransitivo,
una cosa importantissima, non discuto. Ma a me sembra un verbo triste,
molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... Lasciare la
famiglia, i bambini.
Il professor Grammaticus cominciò a balbettare, i bambini.
- Certo... Veramente... Insomma, però... Comunque si dice, sono andato, non ho andato. Ci vuole il verbo essere: io sono, tu sei, egli è...
-
Eh,- disse l'emigrante, sorridendo con gentilezza, - io sono, noi
siamo!... Lo sa dove siamo noi, con tutto il verbo essere e con tutto il
cuore? Siamo sempre al paese, anche se abbiamo andato in Germania e in
Francia. Siamo sempre là, e là che vorremmo restare, e avere belle
fabbriche per lavorare, e belle case per abitare.
E guardava il professor Grammaticus con i suoi occhi buoni e puliti. E il professor Grammaticus
aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. E intanto borbottava
tra sé: - Stupido! Stupido che non sono altro. Vado a cercare gli
errori nei verbi... Ma gli errori più grossi sono nelle cose!
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Il professor Grammaticus, un
giorno, decise di riformare la grammatica.
- Basta, – egli diceva, – con
tutte queste complicazioni. Per esempio, gli aggettivi, che bisogno c’è di
distinguerli in tante categorie? Facciamo due categorie sole: gli aggettivi
simpatici e gli aggettivi antipatici. Aggettivi simpatici:
buono, allegro, generoso, sincero, coraggioso. Aggettivi antipatici:
avaro, prepotente, bugiardo, sleale, e via discorrendo. Non vi sembra giusto?
La domestica che era stata ad
ascoltarlo rispose: – Giustissimo.
- Prendiamo i verbi, – continuò
il professor Grammaticus. – Secondo me essi non si dividono affatto in tre
coniugazioni, ma soltanto in due. Ci sono i verbi da coniugare e quelli da
lasciar stare, come ad esempio: mentire, ammazzare, arricchirsi alle spalle del
prossimo. Ho ragione sì o no?
- Parole d’oro, – disse la
domestica. E se tutti fossero stati del parere di quella buona donna la riforma
si sarebbe potuta fare in dieci minuti.
Gianni Rodari, Il libro degli errori